Federico, dopo la presentazione del Piano industriale nel mese di dicembre dello scorso anno, la pubblicazione dei piani costituisce un’altra pietra miliare per questo progetto. Come ti senti al riguardo?
In questo momento prevale certamente un sentimento di gratitudine verso tutto il team di progetto, dai collaboratori interni ai consulenti esterni. Negli ultimi due anni, con l’aggravante della pandemia, il team ha sviluppato un progetto di massima e un progetto di pubblicazione completo in ogni sua parte. Il rispetto di queste tempistiche era ritenuto da molti irrealistico. Tuttavia, assumendoci qualche rischio e rimandando alcuni dettagli, ce l’abbiamo fatta.
Quali sono ora i prossimi passi?
Le opposizioni al progetto potrebbero essere molte e andranno affrontate. La procedura di approvazione prevede dapprima la possibilità di presentare le nostre osservazioni agli opponenti, dopodiché, se ritenuto costruttivo, occorrerà trattare per trovare una soluzione che sia soddisfacente per tutte le parti, prima della decisione di approvazione dei piani, attesa per ottobre 2023. Allo stesso tempo stiamo allestendo i primi appalti di costruzione, considerando che il programma prevede l’inizio dei lavori preliminari tra meno di un anno (marzo 2023) e i lavori principali a dicembre dello stesso anno. Lo scopo resta sempre quello di compiere l’ultimo passo, il taglio del nastro, a fine 2026.
Quali sono state e quali saranno le maggiori sfide di questo progetto?
In Svizzera, ma soprattutto in Ticino, istallare uno stabilimento da 150'000 m2 va a generare conflitti e problematiche che vanno risolte con il progetto. La maggiore sfida è pertanto gestire tutte queste problematiche, grandi e piccole, con delle pressioni molto forti su tempi e costi. Concretamente penso che le maggiori sfide con il territorio siano state la gestione delle acque (di versante e meteoriche), garantire i compensi SAC (Superfici per l’avvicendamento delle colture) e sviluppare una viabilità in accordo con proprietari e il Comune. Queste sfide non sono concluse e ci occuperanno ancora nei prossimi mesi. Le sfide interne sono ancora molte. L’edificio è enorme e le attività saranno molte: approntare uno stabilimento che possa soddisfare tutte le esigenze dell’utilizzatore, che si muove su un mercato sempre in movimento, è certamente una sfida eccezionale.
Presso il municipio di Arbedo-Castione è presente un’esposizione: di cosa si tratta?
Vogliamo trasmettere ai visitatori le forti emozioni positive che le FFS provano nei confronti del Nuovo stabilimento industriale ferroviario. Ci sta particolarmente a cuore poter comunicare l’eccezionalità di avere uno stabilimento di questa portata sul territorio, presenza che deve essere un vanto e un’opportunità di sviluppo. Tutti quanti, collaboratrici e collaboratori FFS compresi, sono i benvenuti.
Da bellinzonese cosa rappresenta per te il Nuovo stabilimento industriale ferroviario?
Personalmente il Nuovo stabilimento industriale ferroviario va ben oltre la consueta attività professionale. Poter dare il proprio contributo a un evento storico che inciderà positivamente sulla regione per il prossimo secolo è una grossa responsabilità e l’occasione professionale “della vita”. Dopo che verrà tagliato il nastro spero di potermi rilassare e poterti rispondere con orgoglio, non più come capoprogetto ma infine come bellinzonese.